31 maggio 2009

L'albero , il più glorioso dei simboli // di G.S. (A margine dell'abbattimento degli Eucalipti di San Gordiano)


SALVATE GLI ALBERI , ANIMA DELL'ETRURIA SAVE THE TREES OF ETRURIA
Un albero abbattuto non è soltanto un’operazione di giardinaggio o di igiene forestale, di nettezza urbana. Esso, specie se antico, secolare, trascina a terra nel crollo del suo tronco e della sua chioma, un significato potente, il più glorioso dei simboli. L’albero è per tutti i popoli civili (tranne per quelli troppo civilizzati) simbolo di vita in ascesa verso il cielo, emblema di verticalità. Con le sue radici piantate nel suolo e i rami che si innalzano verso l’alto, esso rappresenta la congiunzione tra la terra e il cielo, l’asse del mondo. L’albero a foglie caduche, come il platano, simboleggia la morte e la rinascita, quello a foglie persistenti, come il pino, è simbolo di immortalità. Molti popoli piantano un albero per ricordare un caduto nel parco delle rimembranze. Gli antichi celebravano l’albero come simbolo di fertilità. La fecondazione artificiale dell’albero, in particolare della palma e del fico, serviva di auspicio alla fertilità della donna. Tutte le virtù e le grazie umane sono rappresentate nell’albero: la rettitudine del tronco, la protezione delle foglie, il colore dei fiori, la generosità dei frutti, i cento farmaci naturali sono tutti prerogative vegetali. L’uomo trova nell’albero la propria robustezza, la donna la sua generosità e i suoi profumi.
Nei tempi moderni l’albero ha perduta la sua sacralità e ha guadagnata considerazione pratica e economica. Ci dà il legno, la carta, l’ombra, la gomma, l’ossigeno. Cose preziose, ma fungibili: si possono sostituire con il palo di cemento, la plastica, i condizionatori, le tende a strisce, le gomme chimiche, gli ossidanti. Non sono la stessa cosa, private di storia e di sacralità, ma forse proprio per questo sono da alcuni preferite, perché più pratiche, più laiche, non oberate di sacro, senza pretese di rispetto religioso. L’albero è religione, il palo è progresso, l’albero è divino, il palo è industriale. Abbattere l’albero, per una ragione o per l’altra, diventa un atto di modernità. L’albero ingombra, sporca con le sue foglie, accoglie topi, invade con le sue radici, minaccia con i suoi rami…, meglio una spianata di cemento, dove si manovra meglio, si posteggia con più comodo, non bisogna stare sempre a pulire, si possono tracciare righe divisorie e frecce indicative. A volte sospetto che il taglio di alberi o di boschetti non sia una dolorosa necessità per ragioni di sicurezza, di salute o di pulizia. Chi lo ordina o chi lo esegue si toglie (forse senza rendersene conto) il gusto sottile dell’abbattimento, della dissacrazione, dell’offesa a quel simbolo antico e pacifico che si oppone all’accelerazione dei tempi, al fast food, all’alta velocità, al jet supersonico.

G.S.

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